La Storia
...da 70 anni a fianco degli apicoltoriL’ Associazione Apicoltori Reggio Parma si può dire nasca nel 1947 come Consorzio Obbligatorio sulla base della legge del 1926 che regolava l’apicoltura.
In provincia di Reggio Emilia, negli anni 20/30 era presente una cattedra ambulante che fu di grande stimolo per lo sviluppo dell’apicoltura nella quale erano attivi diversi allevatori di regine (Severino Gianferrari, Ennio Griminelli ed altri) che spedivano in Italia e all’estero ed era praticato un nomadismo intraprovinciale prevalentemente dalla pedecollina alla bassa.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale ed il successivo abbandono delle campagne, l’apicoltura reggiana regredì, ma rimase comunque viva grazie all’attività del Consorzio che riuscì a garantire un supporto ai suoi associati sia sotto forma di assistenza tecnica che di mantenimento di uno stretto contatto con le istituzioni pubbliche affinché l’apicoltura non fosse dimenticata ed abbandonata a sé stessa.
A partire dagli anni 70 si assistette ad un lento risveglio dell’apicoltura italiana: con l’istituzione delle regioni, su stimolo del bolognese Astorre Girotti, fu costituita la FEA (Federazione Emiliana Apicoltori) che raggruppava tutte le organizzazioni apistiche della regione e dove si cominciò a discutere dei problemi dell’apicoltura in modo più ampio rispetto allo stretto ambito provinciale.
All’inizio degli anni 80, grazie alla sensibilità dell’Assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ceredi, vennero emanati i primi decreti di divieto di trattamenti insetticidi sulle colture in fioritura per poi arrivare, nel 1988, alla promulgazione della legge regionale sull’apicoltura.
In quegli anni si susseguirono alla presidenza Ennio Griminelli e Leonello Rossi.
Con l’entrata in vigore della nuova legge regionale, che previde la soppressione dei Consorzi Obbligatori e la loro trasformazione in associazioni, a Reggio Emilia venne costituita l’attuale Associazione sotto la presidenza di Onelio Ruini.
Nel 1985 venne rinvenuta a Cavriago la prima Varroa della provincia sulla quale erano già in corso dei monitoraggi in stretto coordinamento con l’allora Veterinario Provinciale Dott. Sergio Bergomi.
Erano anni in cui si sapeva poco della varroa e mancavano presidi efficaci per combatterla, ma grazie al supporto e all’impegno concreto del Dott. Bergomi (anche a livello ministeriale e di Direzione Generale dei Servizi Veterinari) gli apicoltori reggiani, supportati dall’Associazione, sono sempre riusciti ad attuare dei piani di lotta efficaci che, fino ai primi anni 2000, hanno permesso al territorio reggiano di emergere a livello nazionale come un territorio in cui le perdite di api a causa di questo parassita erano molto più contenute di altre zone (anche limitrofe).
Negli ultimi anni, purtroppo, le cose sono peggiorate, non solo in ambito locale e italiano, ma, si potrebbe dire, in tutto il mondo.
Negli anni 70 / 80, Reggio Emilia fu anche l’epicentro di un movimento di rinnovamento culturale e politico dell’apicoltura italiana che ha portato alla fondazione dell’UNAAPI, di cui Onelio Ruini è stato il primo presidente, e, indirettamente, di CONAPI e AAPI.
Nel 1992 si è attuata l’unificazione con l’Associazione Parmense Produttori Apistici aumentando la base sociale ed ampliando anche i servizi offerti agli apicoltori: il ritiro dei prodotti apistici, la fornitura di fogli cerei ottenuti dalla lavorazione della cera degli associati, l’effettuazione di corsi di base e di approfondimento su varie tematiche, oltre che una puntuale ed efficace assistenza tecnica.
La propositiva attività associativa, negli ultimi anni ha raccolto nuove adesioni anche da apicoltori provenienti da provincie limitrofe (Modena in particolare per la quale si contano alcune decine di associati).
Recentemente, alla luce delle nuove difficoltà per il settore apistico conseguenti ai cambiamenti climatici, all’introduzione di nuovi pesticidi ed alla comparsa di nuovi parassiti, l’Associazione si è trovata (e tuttora si trova) a fronteggiare rinnovate problematiche e nuove sfide che, grazie alla testardaggine emiliana, all’innesto di forze giovani negli organi dirigenziali, all’utilizzo delle nuove tecnologie, allo sfruttamento delle conoscenze messe a disposizione dalla ricerca scientifica e sul campo e al continuo impegno di tutti i soci, si è convinti di poter superare facendo progredire quella che PER OGNI APICOLTORE È L’ATTIVITA’ PIU’ BELLA DEL MONDO!